Petrarca poeta ignorante?
Al grande poeta capitò anche questo: essere definito “del tutto ignorante” da quattro giovani aristocratici veneziani che almeno si degnarono di riconoscere che era però “un brav’uomo”.
Cosa successe a Venezia al nostro poeta? Lo sapremo dalla voce e dalla penna di Petrarca, che reagì a questa offesa scrivendo quella che fu definita “la più simpatica e la più importante delle operette filosofiche”, il De sui ipsius et multorum ignorantia o De ignorantia, opera non molto conosciuta, che ha un’importanza fondamentale per comprendere le scelte di vita del nostro grande poeta ed ebbe, insieme alle altre opere latine, grande risonanza nella cultura europea.
Ecco un passo che sembra scritto oggi
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Latino a Gisazio

Gisazio! La prima volta che ho sentito questo nome mi è venuta in mente la domanda di don Abbondio quando ha incontrato nella sua lettura il nome di un filosofo sconosciuto: “Carneade, chi era costui?”. Dopo una breve indagine e qualche domanda a persone informate sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questo piccolo paese, una frazione di Perledo (LC), popolata da trentasei abitanti, che si trova 545 metri sul livello del mare e si affaccia sul lago di Como, il lago dei Promessi Sposi! Avevo ragione a pensare a don Abbondio.
Poi mi hanno dato da leggere Sasc, un libro dedicato alle memorie del paese, che racconta un lontano normale passato contadino e un presente fatto di moderato turismo, ospitalità e pace, con un’autentica chicca, la “Pollibreria”, una libreria ricavata da un pollaio ristrutturato, un capolavoro di arguzia culturale.
E poi, come non rimanere colpiti dalla presenza di un affresco del XV secolo con una scritta in latino? Una ennesima dimostrazione che la lingua latina è ovunque in Italia, è nella nostra cultura. Fa parte della nostra storia.
L’affresco è stato recentemente e lodevolmente restaurato, è di dimensioni contenute[1] ed è diviso in due parti: a sinistra è raffigurato lo stemma degli Sforza, sotto il quale c’è un’iscrizione datata; a destra si trova l’immagine simbolica di una rustica donazione, una forma di formaggio.
L’iscrizione, in corsivo minuscolo, recita:
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La megalografia della casa del Tiaso
A questo indirizzo potete scaricare gratuitamente la bellissima rivista e-journal degli scavi di Pompei, in cui sono riportate le ultime notizie sulla megalografia a tema dionisiaco recentemente scoperta, di cui hanno parlato ampiamente tutti i mezzi di informazione.
Troverete ottimi articoli e una galleria di immagini capace di soddisfare tutte le curiosità degli appassionati di archeologia e antichità. Buona lettura
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La targhetta biansata di San Casciano dei Bagni
Continuano gli straordinari rinvenimenti nella Vasca sacra del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni (SI).
Le prime statue votive scoperte, risalenti agli scavi che si sono succeduti dal 2020 al 2022, sono state dapprima oggetto di un’importante esposizione voluta dal Presidente Mattarella dal titolo “Gli Dei ritornano”, nel 2023, al Palazzo del Quirinale a Roma, una sede prestigiosa proprio per dare il giusto risalto a questi importanti ritrovamenti. Successivamente la stessa mostra è passata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e infine al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dove sono esposti anche i Bronzi di Riace, e si è chiusa il 12 gennaio scorso.
Quindi una continuità di esposizione che ha dato grande notorietà a tutte queste statue in bronzo ritrovate nella Vasca sacra del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
Gli ultimi ritrovamenti risalgono allo scavo svoltosi tra giugno e ottobre del 2024 e sono stati presentati alla stampa, ai media e al pubblico in data 3 dicembre 2024. Sono state rinvenute altre statue in bronzo di offerenti, di divinità della Fonte, di fanciulli àuguri, inoltre migliaia di monete romane di età imperiale, molte decine di uova di gallina, altri ex voto anatomici in bronzo e molti serpenti in bronzo, tra cui uno agatodémone (dal greco agathos daimon, ossia demone buono, per i romani associato alla fortuna e alla salute) della lunghezza di 90 cm, e altri di dimensioni inferiori.
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Carneade! Chi era costui?

Con queste parole attribuite a don Abbondio, intento a leggere “un libricciolo”, si apre il capitolo VIII del Romanzo, uno dei più belli e intensi, chiuso dal celeberrimo “Addio monti”. In quel capitolo così cruciale, movimentato, pieno di vicende, di riflessioni e di poesia il nome del filosofo è stato spesso sottovalutato, è passato quasi inosservato, è quasi diventato antonomasia di “sconosciuto”.
Nel primo incontro del ciclo “Scoprire e raccontare” (11 febbraio 2025), organizzato dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Carneade è diventato protagonista della conferenza nella quale mons. Federico Gallo ha raccontato il ritrovamento del libricciolo di don Abbondio.
Sembrava strano che questo “libricciolo” fosse un’invenzione manzoniana; per essere sicuri bisognava trovarlo davvero e l’unico modo era quello di partire dai pochi indizi contenuti nel capitolo. Manzoni parla di “un panegirico in onore di san Carlo, detto con molta enfasi, e udito con molta ammirazione nel duomo di Milano, due anni prima”, in cui il santo era “paragonato, per l’amore allo studio, ad Archimede… e anche a Carneade”.
Dal punto di vista cronologico tutto torna: il panegirico era stato pronunciato nel 1626, il IV novembre, giorno della festa di San Carlo Borromeo, nello stesso mese in cui è immaginato l’incontro con i bravi. Ci sono abbastanza elementi per stimolare la curiosità di uno studioso.
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