Le epigrafi nella chiesa del Cornello
Prima epigrafe (grande)
All’interno della chiesa di Cornello dei Tasso, nel comune di Camerata Cornello (BG) si può leggere questa grande iscrizione in caratteri maiuscoli e in un italiano un po’ sommario:
TRA IL GIUBILO DI QUSTO POPOLO
NEL DI 22 APRILE 1849
SUA ALTEZZA SERENISSIMA
IL PRODE T.TE MARESCIALLO AUSTRIACO
PRINCIPE FEDERICO DELLA TORRE-TASSIS
IN UN COLL’ILLUSTRE FIGLIO AMORALE
LA PROVINCIA BERGOMESE REGGENDO
QUESTA GIA’ PATRIA DEGLI AUI SUOI VISITAVA
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A GRATA E PERENNE RICORDANZA
I CORNELESI ESULTANTI Q.M.P.
[Questa Memoria (Qui Monumento) Posero]
L’episodio così solennemente celebrato non è di grande importanza storica assoluta, ma
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Visita a uno storico campo di battaglia
“[68] Fugato omni equitatu Vercingetorix copias, ut pro castris collocaverat, reduxit protinusque Alesiam, quod est oppidum Mandubiorum, iter facere coepit celeriterque impedimenta ex castris educi et se subsequi iussit (…) altero die ad Alesiam castra fecit. Perspecto urbis situ perterritisque hostibus, quod equitatu, qua maxime parte exercitus confidebant, erant pulsi, adhortatus ad laborem milites circumvallare instituit.”
“Vista in fuga la sua Cavalleria, Vercingetorige ritirò le truppe che aveva posto davanti ai campi e si diresse ad Alesia, città dei Mandubi, ordinando che bagagli e salmerie lo seguissero al più presto. Il giorno dopo (Cesare) pose il campo presso Alesia. Esaminata la posizione della città e tenuto presente che i nemici erano atterriti per la sconfitta della cavalleria, arma sulla quale avevano riposto tutte le loro speranze, esortò i soldati al lavoro e iniziò la costruzione di un vallo intorno alla città”.
Ho preso questo testo dal settimo libro del ”De bello gallico” di Cesare.
Siamo nell’anno 53 a.C.
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Il sublime dei moderni
A partire dalla metà del Settecento, nella riflessione sull’arte e sulla bellezza si verifica un allontanamento progressivo dagli ideali classicisti della misura, della forma compiuta e armonica, e dalla tendenza a imporre regole rigide e minuziose alla produzione artistica. Vi contribuisce anche l’emergere di una nuova sensibilità che si manifesta soprattutto nella lirica inglese, con il predominio di atmosfere notturne e misteriose, il fascino delle rovine e dei cimiteri, la meditazione sulla morte, i paesaggi lugubri o selvaggi. Un’interpretazione incisiva di questa nuova sensibilità si trova nella Inchiesta sul bello e il sublime (1757) dell’irlandese Edmund Burke (1729-1797). Nella sua analisi dell’esperienza estetica, influenzata dalla prospettiva empiristica di John Locke, l’attenzione si sposta dall’oggetto (naturale o artistico) alle emozioni e alle sensazioni provocate nel soggetto.
Se il sublime dell’Anonimo indicava l’eccellenza letteraria come frutto di una “grande anima” le cui doti naturali fossero state educate e forgiate dallo studio, qui vediamo uno spostamento di significato del termine: il sublime è un violento sentimento dell’animo, che si manifesta potenzialmente in ogni essere umano in presenza di determinate condizioni.
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Il Sublime – περὶ ὕψους
Sintesi delle lezioni di estetica tenute dai professori Luciana Paracchini e Stefano Marzocchi per l'Umanitaria nell’anno accademico 2024/25.
Il Sublime – περὶ ὕψους (perì Hypsous)
La questione del sublime – termine che si riferisce ad un tipo di esperienza estetica distinta da quella del bello – venne ampiamente trattata nell’antichità, a partire dal passo del Fedro platonico dove si afferma che “chi giunga alle soglie della poesia senza il delirio delle Muse, convinto che la sola abilità lo renda poeta, sarà un poeta incompiuto e la poesia del savio sarà offuscata da quella dei poeti in delirio”.
Tra il primo secolo a.C. e il primo secolo d.C., in un mondo ormai unificato sotto il dominio romano, troviamo ricche testimonianze di polemiche letterarie tra gli esponenti di diversi orientamenti della retorica. A questo ambito va riportato il più celebre trattato di critica letteraria che ci sia giunto dal mondo antico, probabilmente risalente al primo secolo d.C., il cui autore rimane ignoto: Perì hypsous (περὶ ὕψους)
L’autore intende verificare la coesistenza delle doti naturali (l’altezza dell’ispirazione, cioè il sublime dell’anima) con la tecnica espressiva (il sublime stilistico, distinto dallo stile medio e da quello umile). Secondo l’Anonimo, il sublime non va cercato in un preciso genere letterario o in determinati argomenti; si trova non solo nei poeti lirici, nei tragici, in Omero, ma anche in passi di Erodoto o di Platone. Le facoltà naturali sono necessarie ma non sufficienti: la grandezza dell’ispirazione, se non sorretta da studio e tecnica, assomiglia a una nave senza ormeggi.
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Petrarca poeta ignorante?
Al grande poeta capitò anche questo: essere definito “del tutto ignorante” da quattro giovani aristocratici veneziani che almeno si degnarono di riconoscere che era però “un brav’uomo”.
Cosa successe a Venezia al nostro poeta? Lo sapremo dalla voce e dalla penna di Petrarca, che reagì a questa offesa scrivendo quella che fu definita “la più simpatica e la più importante delle operette filosofiche”, il De sui ipsius et multorum ignorantia o De ignorantia, opera non molto conosciuta, che ha un’importanza fondamentale per comprendere le scelte di vita del nostro grande poeta ed ebbe, insieme alle altre opere latine, grande risonanza nella cultura europea.
Ecco un passo che sembra scritto oggi
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