Quaere

Gli scavi eseguiti nella Cattedrale di S. Maria Assunta a Pesaro hanno fatto venire alla luce due pavimenti decorati a mosaico[1], che risalgono a due epoche diverse. Il livello superiore, di età bizantina, risale al VI sec.; quello inferiore, paleocristiano, si trova a circa 2 metri sotto l’attuale pavimento, risale al IV-V sec.

L’intelligente opera di restauro consente di vedere alcune parti delle antiche decorazioni attraverso dei finestroni; l’illuminazione è a pagamento (oggi 1 €); non è facile scattare fotografie a causa dei riflessi e delle traverse di sostegno.

Le notizie d’insieme si trovano a questo indirizzo e non mancano studi accurati di livello scientifico, reperibili anche in rete; il mio personale interesse si è limitato a due iscrizioni che ho potuto vedere, appartenenti allo strato superiore.

  1. All'ingresso della basilica, in posizione centrale, circondato da trecce ornamentali, è visibile un clipeo (scudo) che racchiude questa interessante iscrizione:

AVXILIANTE DEO ET INTERCEDENTE BEATA MARIA IOHANNIS VIR GLORIOSUS MAGISTRO MILITVM ET EXCONSVL PROVINCIAE MYSIAE NATVS HANC BASILICAM OMNI DEVOTIONE ET DESIDERIVM A FVNDAM(ENTI)S CONSTRUX(IT)

così traducibile: “Con l'aiuto di Dio e con l'intercessione della Beata Vergine Maria, Giovanni, uomo illustre, comandante militare ed ex console, originario della provincia di Misia, ha fatto costruire dalle fondamenta questa basilica, con ogni devozione e desiderio (?)".
Gli storici hanno identificato questo generoso Giovanni come un comandante dell’esercito di Narsete, generale dell'imperatore Giustiniano, che nella Guerra Gotica riconquistò l’Italia (metà del VI secolo) per l'imperatore Giustiniano. Il comandante Giovanni fece costruire nella sua città la cattedrale sulla precedente chiesa paleocristiana, affidando a maestranze bizantine la bella decorazione musiva del pavimento.

Sul testo latino si possono fare alcune osservazioni.

  • MAGISTRO e non “magister” come vorrebbe la sintassi; potrebbe anche essere un “errore” ma forse è solo un segnale di progressivo allontanamento delle parlate locali dalla pronuncia “classica”
  • Interessante la qualifica di exconsul, un titolo ancora prestigioso nell’impero ormai solo d’Oriente
  • La presenza del dittongo “classico” AE (Provinciae Mysiae) è segno di una certa accuratezza ortografica del mosaicista, ma la sintassi è un po’ traballante: con “natus” in genere si usa l’ablativo di origine e non il genitivo
  • Desiderium crea qualche problema semantico e sintattico; ci si attenderebbe un ablativo (devotione), restando il significato (a me) poco chiaro.

 

  1. Tondo delle Lamie[2]

Al centro del pannello vediamo due làmie che si fronteggiano, raffigurate come uccelli dal capo umano protetto da un elmo. La scritta che le descrive (LAMIE) presenta la monottongazione del dittongo “ae”. La corona circolare contiene la scritta D(omi)NA MAROTA VXOR BONI OMINIS GAVDENCI EFFECIT OPERARE ISTA(s) TABVLAS così traducibile: “Donna Marota, moglie dell’illustre[3] Gaudenzio fece realizzare queste immagini”. Si notano alcune particolarità linguistiche:

  • ominis scritto senza acca, invece di hominis
  • il verbo “operare” inesistente nel latino classico
  • La forma Gaudencius invece di Gaudentius, che potrebbe corrispondere alla trascrizione di un suono (“ti”) di una pronuncia incerta.

È uno dei numerosi pannelli che ricordano i benefattori che finanziarono la decorazione della chiesa; oggi si trovano scritte analoghe sulle panche donate dai fedeli alla parrocchia. Il pavimento nel suo insieme è anche classificato tra i luoghi del cuore del FAI.

Per un’analisi scientifica del pavimento e dei singoli pannelli, conoscere i nomi di altri benefattori (e.g. RUFINUS ET IANUARIA) e altre iscrizioni si può consultare il portale TESS, alla scheda dedicata; ; interessante anche questo documento dell’Arcidiocesi di Pesaro

 

[1] Interessante la scheda curata dal Comune di Pesaro a questo link

[2] Nella mitologia greca, Lamia (in greco antico Λάμια) era il nome di una donna tramutata in creatura mostruosa, diventata una figura umana femminile e animale, che rapiva i bambini. cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Lamia + Orazio Ars poetica

[3] Nell’alto medioevo i Boni Homines erano magistrati che svolgevano funzioni giurisdizionali e amministrative (cfr. Dizionario Scienze Sociali o Dizionario Storia) in base alla Lex Romana Utinensis.