Quaere

La colonna infame di Monza

Qualche anno prima della colonna infame milanese (1630), a Monza, nel quartiere dove sorgevano la chiesa di Santa Margherita (oggi San Maurizio) con l’annesso convento e la casa di Giovanni Paolo degli Osii (lo sciagurato Egidio nel romanzo manzoniano), fu eretta una colonna infame, per ricordare i delitti da lui commessi insieme a Virginia de Leyva (Gertrude nel Romanzo), la celebre Monaca di Monza. 

Lo storico monzese A. F. Frisi ci racconta che l’Osio “soggiacque alla confisca de’ suoi beni e per ordine del Senato di Milano venne demolita nel 1608 la di lui Casa situata sulla piazza del detto Monastero, con l’essersi eretta nell’area di detta Casa una colonna colla statua della Giustizia in memoria del fatto[1]”.

Il decreto del Senato stabiliva che nessun edificio fosse costruito in quella piazza, ad eccezione di un viridarium (giardino). L’area appartenente agli Osii fu assegnata al fratello Teodoro che la vendette “in isconto de’ suoi crediti verso del delinquente[2].

La colonna ebbe vita breve: la piazza divenne luogo ideale per giocare (Già allora!) a pallone. La statua fu danneggiata nel 1609 e non fu molto efficace la grida del governatore di Milano, che minacciava pene severe ai giocatori. Le monache si lamentavano perché i palloni oltrepassavano il muro di cinta del monastero e i giocatori forzavano le porte per recuperare i palloni, ma soprattutto perché il monumento rovinava la reputazione del monastero stesso. Alla fine il 6 maggio 1613, dopo soli cinque anni di vita, la colonna fu demolita per ordine del Senato di Milano; possiamo immaginarla perché ne abbiamo la descrizione: “fabricata con un piedestallo di meiarolo[3] rosso sotto, et sopra un altro piedestallo de marmore fino intagliato con lettere n° 315. Et sopra a detti duoi piedestalli vi è una colonna di meiarolo rosso con sua bassa et capitello et sopra una statua di ceppo gentile che rapresenta una giustizia”[4].

Eccone un’immagine di fantasia creata dall’amica artista Annarosa Gargioni: immaginiamola al centro della piazza, con la statua della Giustizia che sottolineava solennemente il provvedimento esemplare adottato a memoria del delitto perpetrato.

Abbiamo anche il testo inciso sulla lapide[5]

DAMNATO MERITIS POENIS IO. PAULO OSIO OB TRIA ATROCISSIMA HOMICIDIA, ET ALIA DETESTABILIA PER EUM COMMISSA ILLUSTRISSIMUS, ET EXCELLENTISSIMUS COMES DE FUENTES HUIUS PROVINCIAE GUBERNATOR EX VOTO ETIAM EXCELLENTISSIMI SENATUS DOMUM IPSIUS OSII IN HOC LOCO EXISTENTEM A FUNDAMENTIS ERUI, ET HIC PERPETUO AREAM ESSE IUSSIT ERECTA AD PERPETUAM REI MEMORIAM HAC COLUMNA. ANNO 1608.

Così traducibile:

Condannato Gio. Paolo Osto a giuste pene per aver commesso tre atrocissimi delitti e altre azioni esecrabili, l'illustrissimo ed eccellentissimo conte di Fuentes, governatore di questa provincia, con l'approvazione anche dell'eccellentissimo senato ordinò che la casa di esso Osio che si ergeva in questo luogo fosse abbattuta dalle fondamenta e che qui ci fosse per sempre una piazza, con questa colonna eretta a perpetuo ricordo del fatto. Anno 1608[6].”

Facendo un confronto con la colonna milanese, osserviamo che i provvedimenti del Senato di Milano sono molto simili a quelli presi nei confronti dei presunti untori milanesi: demolizione della casa del delinquente, erezione di una colonna nella nello spazio ricavato ed epigrafe a futura memoria.

Ciò che rende molto interessante la storia della colonna monzese è proprio il collegamento evidente che si può fare con le vicende narrate nel romanzo manzoniano. I personaggi storici sono ben riconoscibili, anche se con nomi diversi, il periodo storico è quasi lo stesso e infine la pena inflitta dallo stesso Senato di Milano è quasi identica a quella degli sventurati Mora e Piazza, i protagonisti del saggio manzoniano Storia della colonna infame.

 

Altri riferimenti, in aggiunta a quelli riportati nelle note

  • Sul personaggio Egidio https://promessisposi.weebly.com/egidio.html
  • Marco Albertoni, Storia delle colonne infami: giustizia e memoria in età moderna - Bibliopolis 2023
  • L’ombra delle “Colonne infami” – La letteratura e l’ingiustizia del capro espiatorio, a cura di G. Forti, C. Mazzuccato, A. Provera, A. Visconti, 2022 Vita e pensiero

 

[1] Antonio Francesco Frisi · Memorie storiche di Monza e sua corte raccolte ed esaminate, 1794, vol. II pag. 244.

[2] Antonio Francesco Frisi · Memorie storiche di Monza e sua corte raccolte ed esaminate, 1794, vol. II pag. 244.

[3] Granito rosso a struttura granulare di Baveno, detto anche “miarolo” o “migliarolo”, molto usato nel ‘600 a Milano (cfr. S. Alessandro).

[4] Paccagnini, La vita di suor Virginia Maria De Leyva, pag. 35; in Vita e processo di suor Virginia Maria De Leyva Monaca di Monza, Garzanti 1985.

[5] Per curiosità le ho contate: sono 317, punteggiatura esclusa; diventerebbero 315 abbreviando AN(NO)

[6]  G. Farinelli, Atti del processo a suor Virginia Maria De Leyva, pag. 221-222 (traduzione dal latino di E. Paccagnini); in Vita e processo di suor Virginia Maria De Leyva Monaca di Monza, Garzanti 1985.