Quaere

Percorrendo a Milano corso di Porta Romana, pochi conoscono l'importanza di questa strada in epoca romana, quando la città si chiamava Mediolanum. Infatti questa era la via monumentale, chiamata Via Porticata, che partiva dall’attuale piazza Missori, dove si trovava Porta Romana, una delle porte di uscita della cinta muraria romana, e terminava all’attuale Crocetta. La Via Porticata era stata fatta costruire da Massimiano Erculeo dopo che, nel 286 d.C., divenuto imperatore dell’Impero Romano d’Occidente, aveva trasferito la capitale da Roma a Mediolanum. Volendo dotare la città di tutti i servizi degni di una capitale, promosse la costruzione del Circo, delle Terme Erculee, del proprio Palatium e appunto di questa Via Porticata in direzione Roma che partiva dalla Porta Romana della cinta muraria e terminava con un arco trionfale a tre fornici, che si trovava in quella zona che noi adesso conosciamo come Crocetta. Non a caso, proprio a metà di questa via, il vescovo Ambrogio aveva voluto inserire, come legame alla chiesa di Roma, una nuova costruzione dedicata agli Apostoli, denominata appunto Basilica Apostolorum, con pianta a croce latina, che tuttora è presente come Basilica di San Nazaro in Brolo.

Oggi la vediamo alterata da una costruzione in cotto a forma di parallelepipedo a pianta quadrata, che oblitera completamente e sostituisce l’originale facciata della stessa chiesa nella sua versione romanica. Questa imponente costruzione, posta all'ingresso, è stata voluta dal Gran Maresciallo di Francia Gian Giacomo Trivulzio nel 1518, dopo la conquista da parte dei francesi della città di Milano. Si tratta di un mausoleo commissionato a Bartolomeo Suardi detto Bramantino, che ricalca l’architettura interna a forma ottagonale dei mausolei imperiali romani, dove trovano posto le spoglie di Gian Giacomo Trivulzio e dei membri della sua famiglia. Davanti al sarcofago di Gian Giacomo Trivulzio troviamo la scritta “Qui numquam quievit quiescit. Tace”. Tradotto: “Colui che mai riposò, qui riposa. Taci”.

Da questo mausoleo si entra nella basilica, restaurata dopo la Seconda Guerra Mondiale dal parroco di allora mons. Enrico Villa e restituita per quanto possibile alle sue forme paleocristiane originali, eliminando le cappelle e le modifiche introdotte dopo il Concilio di Trento.

Ma pochi sanno che nell'emiciclo destro del braccio destro della croce, oltre a tratti della pavimentazione originale paleocristiana in opus sectile, si trova una sepoltura molto particolare che risale al periodo tra la fine del IV e l'inizio del V secolo d.C. Si tratta della sepoltura di un medico di nome Dioscoro, egiziano di origine, che ha trascorso la sua vita a Milano. Sulla lastra tombale è incisa una lunga epigrafe che ricorda le sue grandi qualità di medico e di oratore. Per dare ancora più risalto all’importanza della persona, è scritta in tre epigrammi in distici elegiaci in greco e la parte finale in latino.

Ecco il testo iscritto:

ἐνθάδ᾿ ἀριζήλοιο Διοσκόρου | ἔπλετο σῆμα

οὗ μέλιτος | [γ]λυκίων φθόγγος ἔην | στόματος.

ἰητροῦ τάφος εἰμὶ Διοσκόρου, | ὃς διὰ τέχνην

πολλάκι κά|μνοντας ῥύσα[το κ]αὶ θανάτου.

οὗ|τος παντοίης σοφίης ἐπὶ τέρ|ματ᾿ ἐλάσσας

ἐνθάδε σῶμα | λιπὼν ἐς παράδισον ἔβη.

ἐνθάδ᾿ ἀνὴρ κεῖται τέχνης | Παιήονος ἴδρις,

μύθωι καὶ | χάρισιν πάντας ὑπερπτάμενος

τοὔνομα πατρὸς ἔχων Διόσκορος· ἦν δ᾿ ἀπὸ πάτρης

Αἰγύπτου ζαθέης, ἡ δὲ πό|λις τὸ Γέρας.

 

hic est ille situs Dioscorus, ill[a]qu[e] | lingua

conticuit, mell[e] dulcior | ille sonus

Dep(ositus) XII Kal(endas) Decemb(res)

 

Tradotto:

Qui giace il corpo dell’illustre Dioscoro,

la voce della cui bocca era più dolce del miele.

Io sono la tomba di Dioscoro, il quale grazie alla sua arte

spesso salvò molti sofferenti dalla morte.

Costui, giunto all’apice di ogni sapienza,

lasciato qui il corpo è andato in Paradiso.

Qui giace un uomo esperto della sapienza di Paiàn (Peone),

che tutti ha superato per eloquio e grazia,

Dioscoro che porta il nome del padre;

la sua patria era l’Egitto divino, Gerra la città.

 

Qui giace il famoso Dioscoro e tacciono quella sua famosa

lingua e quella sua voce dal suono più dolce del miele

Deposto dodici giorni prima delle calende di dicembre (1)

Immagine della sepoltura di Dioscoro nell'emiciclo destro della Basilica di San Nazaro in Brolo a Milano.

Di questo personaggio, oltre alle notizie che ci fornisce il suo epitaffio, non abbiamo citazioni certe da fonti documentali.
Certamente doveva essere un uomo di assoluta eccellenza e molto celebre per meritare una sepoltura così privilegiata all’interno di una basilica ambrosiana. Forse si trattava di un membro della corte imperiale di Teodosio. Per ricordarlo degnamente si utilizza un epitaffio metrico in greco, in dialetto ionico, celebrativo in distici elegiaci che rimandano a modelli omerici.

Dall’epigrafe funeraria sappiamo che era sicuramente un cristiano, visto il chiaro riferimento al Paradiso e la distinzione tra corpo e anima: il corpo giace nella tomba e l’anima, sottintesa, va in Paradiso. Delle sue virtù si ricordano la grazia, la somma sapienza, le sue grandi capacità di medico, paragonato al mitico Peone (2), che hanno salvato tanti malati dalla morte, l’eloquenza e la sua voce ammaliante, più dolce del miele. Si forniscono notizie personali sulla sua provenienza dall’Egitto, sulla città di nascita e sul suo nomen che riprende il nome del padre. Abbiamo quindi una rilevante quantità di dati relativi a quest’uomo, figura di assoluto rilievo nella sua epoca e la cui memoria era degna di essere tramandata ai posteri. Da notare poi l’utilizzo della lingua greca che continua ancora in età tardoantica e che in questo caso è prevalente sul testo latino, ridotto a soli due versi.

Si tratta dunque di un documento eccezionale, unico nel suo genere, che merita maggiore attenzione, studio e conoscenza da parte di tutti noi.

 Eugenio Bacchion

  1. Quindi il 20 novembre.
  2. Paiàn (Peone) è un nome derivato da pa-ja-wo-ne, parola micenea attestata in alcune tavolette in lineare B, riferita a un dio guaritore. Il nome di questa divinità micenea diventò epiteto di Apollo con il quale è identificato (Nota di F. Sanna).

 

Bibliografia

Milano capitale dell'impero romano (286-402 d.C.), Catalogo della Mostra, Milano 1990, pp. 120-122.

A. Bellù, Le epigrafi e le iscrizioni della basilica dei S.S. Apostoli e Nazaro Maggiore, Milano 1971, pp. 27-28.

«Epigrafia sacra greca in versi di età imperiale in Italia: prime prospezioni»,  contributo di Gianfranco Agosti in G. Annoscia, F. Camia, D. Nonnis (edd.), Scrittura epigrafica e sacro in Italia dall’antichità al medioevo. Luoghi, oggetti e frequentazioni, Scienze dell’Antichità 28.3, 2022, pp. 303-313.