Quaere

Eccoci alla fine di questo percorso (ringrazio subito chi mi ha seguito): c’è un futuro per la didattica a distanza?

La risposta è sì ma…

  • Non per questa didattica nata dall’emergenza
  • Serve una piattaforma ministeriale strutturata (nazionale / europea)
  • Deve far parte integrante della didattica ordinaria e non può sostituire la didattica in presenza
  • Questa fase di emergenza deve servire per ripensare alla scuola del futuro

Affrontiamo i punti singolarmente prima di passare alle idee

  • Didattica ed emergenza
    Lodevolissimi sono i docenti che si sono adoperati per cercare di portare avanti la didattica di ogni ordine e grado; i limiti di questa DAD sono stati però evidenti: non tutti gli alunni sono stati raggiunti, non solo per mancanza di strumenti tecnologici e l’efficacia di questa modalità di insegnamento è comunque tutta da valutare.
  • Una piattaforma ministeriale per tutte le scuole
    Alle scuole serve una piattaforma unica per la didattica a distanza; esistono alcune piattaforme studiate per la didattica (personalmente ho usato weschool), ma spesso sono stati usati solo siti di videoconferenza. Il Ministero potrebbe ispirarsi alla struttura delle Università telematiche, adattandole alle esigenze dei diversi ordini di scuola. I tecnici devono fare tesoro dell’esperienza dei docenti, ascoltarli per realizzare uno strumento didatticamente valido e affidabile. I docenti potrebbero essere i primi a collaudare il sistema, dalla lezione alla verifica scritta e orale. Formazione, collaudo e messa a punto del sistema potrebbero andare di pari passo nelle scuole di ogni ordine e grado.
  • Integrazione della DAD nella didattica ordinaria
    Nell’anno scolastico una parte delle lezioni ordinarie deve essere svolta a distanza come normale attività didattica. Tutti speriamo che la DAD non si debba usare per un’altra emergenza, ma ci dobbiamo rendere conto che ormai si impara quotidianamente a distanza: quando abbiamo un dubbio o un problema cerchiamo la soluzione in rete, sicuri di trovare un tutorial che ci toglierà dall’impaccio. A distanza è normale l’attività di formazione aziendale e le riunioni, le comunicazioni in genere, passeranno sempre di più attraverso canali telematici; la scuola comincerà a utilizzare strumenti informatici per attività serie e insegnerà anche a valutare e produrre tutorial. Qualcuno ne ha fatto un lavoro.
  • Riprogettare la scuola del futuro
    Probabilmente la scuola va ripensata. Conosciamo quanto valore ha non solo nel campo dell’istruzione, ma soprattutto nella vita sociale. Le Istituzioni dovrebbero aprire un bel tavolo (così oggi si dice) al quale invitare persone che conoscono i sistemi scolastici altrui, e capaci di ascoltare le voci di chi lavora nelle aule, capaci di stare lontane da ideologie e clamori social, per proporre una riforma graduale e profonda del sistema, a partire dalla sua organizzazione.

Il ruolo della DAD

La DAD è fondamentale solo per chi non si può muovere da casa, chi è costretto a un lungo periodo di degenza, chi è già lontano dalla scuola, ma la scuola tradizionale, come si pratica da secoli, è insostituibile.

Negli edifici scolastici entrano persone diverse per condividere esperienze, confrontarsi, imparare e allenarsi alla vita sociale. La scuola può essere imperfetta in sé, come edificio, come organizzazione, ma è un’esperienza che tutti si portano dietro nella vita futura. Magari di alcune materie non si ricorderà nulla, ma si ricorderanno le persone, i docenti, i momenti di una parte della vita. Non è sostituibile con la didattica a distanza perché la scuola è invece vicinanza, contatto, condivisione, luogo di crescita. La DAD, integrata come parte della normale attività didattica, contribuirà a sviluppare negli alunni il senso critico rendendoli capaci di valutare e selezionare le fonti di informazione.

Per l’efficacia della DAD si chiederà ai docenti di prendere dimestichezza con tutti gli strumenti informatici esistenti: al docente “digitale” si chiederà sempre più di possedere competenze comunicative. Anche nell’Università potrebbe essere potenziato lo sviluppo di queste competenze e certamente questo avverrà.

E con un sogno proiettato nel futuro vorrei chiudere queste mie considerazioni, frutto di una lunga pratica didattica multimediale non ancora conclusa. E, visto che sognare non costa nulla, ecco come vorrei

IL LICEO DEL FUTURO

La struttura: quattro anni, potrebbe anche essere unico, con diversi indirizzi interni. Al termine dei quattro anni: esame di italiano. Il quinto anno potrebbe essere dedicato alle materie di orientamento, da affrontate ad alto livello. Chi si orienterà a studi letterari studierà intensamente solo materie letterarie, chi è orientato a discipline tecniche studierà approfonditamente materie tecniche.

Al termine del quinto anno si collocherebbe l’esame di Stato (chiamiamolo anche maturità) con valutazioni utili per l’accesso a facoltà coerenti con gli studi condotti. Chissà che non si possa così abolire i test d’ingresso.

Vantaggi: gli studenti nell’ultimo anno si libererebbero dalle materie nelle quali hanno avuto (e conservato) problemi e studierebbero a scuola ciò che adesso devono studiare in modo alternativo: corsi di preparazione ai test, corsi di italiano (di italiano!) a Lettere o di matematica a Ingegneria. L’Università potrebbe probabilmente contare su una scuola secondaria superiore più qualificante e i docenti potrebbero insegnare con soddisfazione professionale le materie alle quali hanno dedicato la propria vita.

(5 - didattica a distanza fine)