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Un lettore di questo sito mi ha chiesto un commento al motto latino che compare in due stemmi militari; prendo atto di un'altra dimostrazione della vitalità della lingua latina, che resiste grazie alle caratteristiche di nobiltà e universalità che la caratterizzano, e mi accingo alla loro analisi dopo aver constatato con piacere che hanno ascendenze ovidiane.
I motti sono due:
- NULLA VIA INVIA nello stemma del Reggimento Artiglieria Terrestre (montagna)
- NULLA VIA IMPERVIA nel XIV Battaglione Bersaglieri "Sernaglia".
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Ovidio ad Arco (TN)
Che sul quadrante di una meridiana compaia una frase riguardante il passare del tempo non fa meraviglia; che sia in latino… nemmeno, perché è una lingua nobile, che induce alla riflessione. Trovare però un verso elegante e profondo succede di rado e la meraviglia cessa quando si scopre che il testo è di Ovidio.
Siamo ad Arco, a due passi dal lago di Garda. La chiesa è la più importante, si trova nel centro della città: è la Collegiata di Santa Maria (o dell’Assunta); la meridiana è collocata sulla parete dell’abside, grande e ben esposta al sole. Il verso è il 771 del VI libro dei Fasti[1], ha un tono “trentino”, severo, ruvido e realistico. Eccolo:
Tempora labuntur tacitis senescimus annis
Il tempo scivola, invecchiamo in anni silenziosi
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Il latino nella Commedia
In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante sono stati scritti tanti libri di vario genere, dai saggi più seri ai romanzi più divertenti. Ne ho letto alcuni con grande piacere, dal pirotecnico Vai all'Inferno, Dante! di Luigi Garlando ai più seri A riveder le stelle di Aldo Cazzullo e Dante di Alessandro Barbero (il mio preferito).
Nel frattempo però ho scelto di rileggere la Commedia per intero, senza fretta: un cammino in compagnia di amici conosciuti e talvolta ricordati anche a memoria: mi sono imbattuto in passi ostici e ho avuto illuminazioni improvvise, prodotte da versi bellissimi, che non avevo notato nelle letture precedenti.
Al termine dell’Inferno sono stato colpito da un’assenza che non mi aspettavo: avevo trovato pochissime parole in latino!
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Leggi tutto: La presenza della lingua latina nella Divina Commedia
Mi hanno fatto osservare che fra le postille al calendario non ho parlato delle stagioni. Cerco di rimediare, anche perché l'argomento è interessante.
La parola moderna italiana "stagione" deriva dal latino statio, stationis, che contiene la radice i.e. sta (gr. στα), la stessa del verbo stare (latino e italiano), riferibile al concetto di fermata, alla permanenza. Dalla parola latina statio deriva anche "stazione", con un esito fonetico leggermente diverso. In francese va ricordato stage (da staticum)[1]. La radice sta si trova anche nella parola "solstizio" (fermata del sole); nella misura del tempo di un anno i solstizi e gli equinozi sono i limiti delle stagioni: infatti la locuzione latina tempus anni equivale a "stagione".
I nomi delle stagioni derivano dal latino
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Con un certo ritardo riferisco di un ampio e interessante articolo dedicato alla serie TV Romulus dalla rivista ARCHEO nel numero di gennaio 2021. Ringrazio il dottor Bacchion del Gruppo Archeologico Milanese per la segnalazione e considero queste due note come un proseguimento del discorso sul “protolatino” del film Il Primo Re.
Il film di Matteo Rovere ha attirato l’attenzione degli amanti della lingua latina perché gli attori hanno recitato in una lingua latina immaginaria, familiare nei suoni, frutto di un lavoro in cui la filologia è stata messa al servizio della fantasia. Quella lingua faceva parte della finzione scenica, rappresentava la lingua nascente di un popolo nascente, la lingua usata nei lontani tempi della fondazione di Roma.
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