Articoli di archeologia
Passeggiando in via De Amicis a Milano, passa quasi sempre inosservato che al civico 17 si trovino i resti dell’Anfiteatro romano di Mediolanum con annesso l’Antiquarium “Alda Levi”.
Nella seconda sala dell’Antiquarium è esposta la stele funeraria del gladiatore Urbicus, rinvenuta a Milano tra via Francesco Sforza e corso di Porta Romana. Sono poche le stele funerarie di gladiatori rinvenute finora e quindi la stele di Urbicus è un reperto di assoluto rilievo. La stele è datata al III secolo d.C. e, oltre alla raffigurazione del gladiatore secutor con la sua arma da combattimento, la sua armatura e con il suo cagnolino che gli porge l’ultimo saluto, riporta un’iscrizione molto dettagliata, che recita:
D(is) M(anibus)
Urbico secutori
primo palo nation(e) Flo
rentin(o) qui pugnavit XIII (ter decies)
vixit ann(os) XXII (duos et viginti) Olympias
filia quem reliquit mesi V (quinque)
et Fortunesis filia(e)
et Lauricia uxor
marito bene merent(i)
cum quo vixsit ann(os) VII (septem)
Te moneo ut quis quem vic(e)
rit occidat
Colent Manes amatores ipsi
us
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Le lucerne e il mondo dei gladiatori
Presso l’Antiquarium “Alda Levi”, in via De Amicis 17, Milano, è aperta dal 3 marzo al 23 dicembre 2023, da martedì a sabato con orario 10-15, una piccola mostra dal titolo “Lux in Arena. Le lucerne e il mondo dei gladiatori”.
L’argomento trattato riguarda il sistema di illuminazione nel mondo Romano, quindi lucerne in terracotta o in bronzo, lanterne, sempre in terracotta o in bronzo, se si andava in giro di notte, portate dal lucernarius.
In particolare vengono esposti degli esemplari che riportano raffigurazioni di gladiatori nelle loro varie specializzazioni (Hoplomachus, Murmillo, Thraex, Retiarius, ecc.) e in momenti diversi di combattimento, quasi una celebrazione fittile di eventi da ricordare per la loro risonanza.
Il percorso espositivo...
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In un precedente articolo avevo dato notizia del cosiddetto “tesoro”, un recipiente contenente 1000 monete d’oro e altri oggetti preziosi risalenti al V secolo, scoperto casualmente a Como. Eravamo nel lontano 2018 e così concludevo la notizia in breve: “Ora inizia la fase di studio, dalla quale saranno lontani i riflettori della cronaca”.
Ai quasi duemila lettori di quella notiziola dedico questo aggiornamento, che dà un’idea del prezioso lavoro svolto dagli archeologi e dalle riviste di archeologia.
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Che Milano sia stata capitale dell’impero di Occidente, al punto da competere anche con Roma[1], non si direbbe dai miseri resti che sopravvivono ai nostri giorni. Qualche muro di mattoni, un paio di torri del Circo ampiamente rimaneggiate, qualche reperto usato come ornamento parietale e poco altro. Quello che non è stato macinato dalle talpe metropolitane è inaccessibile perché conservato all’interno di case private oppure sepolto sotto il manto stradale; quanto è esposto nel piccolo, ma vivace Museo Archeologico di Corso Magenta non è certo proporzionato all’importanza di una capitale imperiale.
Per fortuna gli archeologi non si arrendono: scavano, trovano, studiano e valorizzano quello che resta, consentendoci di migliorare sempre più le nostre conoscenze su Milano romana.
Accompagnato dal dottor Bacchion del Gruppo Archeologico Milanese mi sono recato a visitare l’Antiquarium dell’anfiteatro romano “Alda Levi”, insieme a un gruppo dei mitici “Latinisti dell’Archivio”, un sodalizio nato nei corsi di latino dell’Archivio di Stato di Milano. Le visite sono gratuite e garantite dai volontari del Touring Club Italiano, nell’ambito della lodevole iniziativa “Aperti per voi”.
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Ringrazio il dottor Fausto Tropeano che mi ha segnalato la presenza, all’Umanitaria, di un’interessante lapide di marmo visibile salendo la prima rampa di scale, sulla parete del mezzanino al di sotto del finestrone. A lui devo anche la riproduzione fotografica, opportunamente ritoccata per favorirne la lettura.
È un’epigrafe incassata nel muro, risalente al XVI secolo, sulla quale, non senza fatica, sono distinguibili quattro distici elegiaci in latino.
Eccone la trascrizione, la traduzione e qualche riga di commento
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